Il settore turistico, immobiliare e automobilistico sembrano quelli più colpiti dalla crisi COVID-19 per quanto riguarda le offerte di lavoro in queste aree.
Foto di EJ Yao su Unsplash
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Il sito web degli specialisti del lavoro Jobatus, ha realizzato uno studio che evidenzia il calo della domanda di professionisti in alcuni settori a luglio rispetto allo stesso mese del 2018 e del 2019. Il turismo, il settore immobilaire e il settore automobilistico risultano essere i mercati più colpiti dalla crisi del COVID-19, per quanto riguarda le offerte di lavoro in queste aree.

Con l'arrivo del coronavirus in Spagna e la successiva dichiarazione dello stato di allarme a metà marzo di quest'anno, alcuni professionisti hanno iniziato ad essere molto richiesti nel contesto socio-sanitario.

Nel settore sanitario, logistica, pulizia e disinfezione, e-commerce e alimentare, la domanda di professionisti è cresciuta in modo esponenziale, lasciando molti lavoratori estranei alla situazione critica che altri settori stavano vivendo, secondo i dati del portale Jobatus.

A marzo, il numero di persone affiliate alla sicurezza sociale è diminuito di 841.000, lasciando un numero totale di affiliati di 19.006.760. I settori più colpiti sono stati il commercio, l'edilizia, i servizi amministrativi e ausiliari e l'industria alberghiera e della ristorazione. L'occupazione permanente e temporanea è crollata e la disoccupazione è aumentata di 302.000 persone.

Durante il mese di giugno, il tasso di disoccupazione in Spagna si è attestato al 14,3% e il numero di disoccupati è aumentato di oltre 5.000 persone. Il numero totale dei disoccupati registrati è salito a 3.862.883, con un incremento dello 0,13% rispetto al mese precedente.

Oggi però, a causa del COVID-19, sono stati anche generati cambiamenti favorevoli nel contesto occupazionale della Spagna. La promozione dello smartworking ha innescato la richiesta di alcuni professionisti con esperienza nel lavoro a distanza e ha permesso a migliaia di lavoratori di continuare a lavorare da casa, evitando licenziamenti.

Nonostante questo contributo, che per molti è positivo, ci sono alcuni professionisti che incontrano grandi difficoltà quando si tratta di entrare nel mercato del lavoro in Spagna. La percentuale della domanda è diminuita drasticamente e indica la necessità per alcuni lavoratori di reinventarsi per trovare un'occupazione.

In quali settori è diminuita la domanda di professionisti?

1. Turismo

Il settore del turismo ha chiuso lo scorso anno con 2,8 milioni di lavoratori e rappresenta più del 14% del PIL spagnolo. A causa della pandemia di coronavirus e sebbene il governo abbia attuato molte misure correttive, la prognosi per questo settore non potrebbe essere più devastante e ciò si riflette nel movimento di reclutamento nel settore.

Sulla base della riduzione dell'attività lavorativa dovuta al forte calo della domanda di servizi turistici a livello internazionale e nazionale, il settore in Spagna sta registrando un calo dell'84% della domanda di professionisti, rispetto allo stesso mese del 2018 e del 2019. In linea con il resto dei settori, il turismo è uno dei più colpiti dalla crisi del coronavirus e sarà dura farlo recuperare.

Il decremento delle offerte pubblicate si riferisce a diverse figure professionali appartenenti a questo settore, quali agenti di viaggio, rappresentanti del turismo, amministrazione e reception alberghiera, guide turistiche e camerieri.

2. Vendita al dettaglio

Il commercio al dettaglio è il secondo settore in cui la pubblicazione delle offerte di lavoro è diminuita maggiormente rispetto agli anni precedenti, dell'81%. Prima della pandemia di coronavirus, era già un commercio che soffriva di gravi difficoltà. La tendenza al rialzo dei consumatori che effettuano acquisti tramite piattaforme di e-commerce non ha certo aiutato il settore.

La crisi ha solo accelerato la sua caduta. Si prevede che molte di queste imprese non sopravviveranno all'enorme recessione prevista per il paese, a meno che non investano nella digitalizzazione. I lavoratori più colpiti da questa situazione sono retail manager, venditori, store manager e direttori commerciali.

3. Immobiliare

L'impatto della pandemia potrebbe significare che in tre o quattro anni il settore immobiliare non sarà in grado di soddisfare la domanda che aveva prima del coronavirus.

"Come abbiamo concluso, i pilastri del mercato immobiliare sono il commercio al dettaglio, le residenze, la ricettività turistica e gli uffici. Con una recessione che dovrebbe avere un impatto maggiore di quella già esistente nel Paese, alcune di queste proprietà potrebbero tardare più tempo per essere vendute rispetto ad altre", afferma Jobatus.

La domanda di professionisti legati al mercato immobiliare è diminuita del 77%, riducendo su larga scala le offerte pubblicate di consulenti, venditori, agenti immobiliari e segretari commerciali.

4. Settore alberghiero

Il settore alberghiero e della ristorazione in Spagna è attualmente composto da oltre 300.000 aziende. Il 70% di questi sono lavoratori autonomi o aziende con meno di 3 dipendenti. Inoltre, è un settore che lavora con percentuali di profitto minime, 6%, dato che è inferiore alla media degli altri settori nazionali, 16%. Questo non indica altro che la sua vulnerabilità a qualsiasi crisi economica che potrebbe emergere nel paese.

A causa della pandemia COVID-19, le previsioni complessive per questo settore non potrebbero essere più scoraggianti. Il futuro della ristorazione e dell'industria alberghiera del Paese è stato fortemente influenzato dalla crisi del coronavirus, che ha generato un forte aggravamento economico che compromette in modo sostanziale le aziende appartenenti a quest'area.

A causa di questo contesto imprenditoriale e dello stato del settore turistico, le offerte pubblicate dalle aziende dedicate al settore alberghiero e della ristorazione sono state ridotte del 72% rispetto al biennio precedente di luglio. In questo senso, la riduzione delle offerte pubblicate ha interessato principalmente camerieri, gestori di bar, impiegati, lavapiatti e personale di cucina.

5. Costruzione

Il settore delle costruzioni, secondo i dati ottenuti, ha subito enormi perdite economiche a causa dell'interruzione dei lavori subita per la crisi del coronavirus. Nonostante il blocco sia durato solo 10 giorni, dal 30 marzo al 9 aprile, una volta ripresa l'attività lavorativa, la produzione è stata tagliata del 20% e a fine aprile è stata ridotta di un ulteriore 10%.

Le perdite di posti di lavoro nel settore previste per il 2020 indicano che l'industria delle costruzioni perderà 67.000 posti di lavoro a causa della pandemia e le perdite complessive del settore saranno di circa 8.800 milioni di euro, secondo i dati di Jobatus.

Secondo questa situazione, la domanda di lavoratori del settore edile in Spagna è diminuita del 65% rispetto allo stesso periodo dei due anni precedenti. Le città più colpite da questa situazione sono state Madrid, Barcellona, Malaga e Alicante in quanto sono quelle con la più alta attività di costruzione nel paese. La diminuzione degli appalti pubblicati è particolarmente dannosa per i funzionari edili, i manovali, i muratori, i tecnici e i venditori.

6. Amministrazione

Una delle misure preventive contro il coronavirus che il governo ha imposto a metà marzo era che sia le aziende che i dipendenti lavorassero a distanza. In questo modo è stato evitato il potenziale contagio da coronavirus tra i lavoratori. Lavorare a distanza ha portato grandi benefici ad aziende e lavoratori, con risparmi economici e di tempo, oltre alla riconciliazione familiare come principali benefici.

Con questa alternativa occupazionale, i lavoratori non solo hanno guadagnato in termini di qualità della vita, ma hanno anche registrato un aumento delle loro prestazioni lavorative. Ciò ha portato a un aumento del 37% della produttività durante la stessa giornata lavorativa, il che significa che l'assunzione di nuovi lavoratori è diminuita proporzionalmente.

La domanda di questi professionisti è diminuita del 62%, creando un danno lavorativo verso il personale amministrativo, receptionist, segretarie, commercialisti, assistenti e teleoperatori.

7. Settore automobilistico

L'industria automobilistica in Spagna rappresenta il 15% del PIL, dà lavoro a 700.000 persone in maniera diretta e a 2 milioni di lavoratori indiretti. Quando la pandemia COVID-19 è arrivata in Spagna all'inizio dell'anno, questo settore, già danneggiato dalle nuove politiche ecologiche in materia di diesel e inquinamento, ha toccato il fondo. Gli stabilimenti di produzione hanno distribuito migliaia di ERTE (cassa integrazione) e la previsione per quest'anno è che alcuni di loro finiranno per distribuire anche ERE (licenziamenti).

Sulla base di questo panorama, le offerte pubblicate nel settore automobilistico in Spagna sono state ridotte del 56%, escludendo dal mercato del lavoro i meccanici, i responsabili delle vendite, i venditori e i responsabili della carrozzeria, della verniciatura e della tappezzeria dei veicoli.