
Nel bel mezzo della pandemia di coronavirus durante la quale il settore del turismo è stato pesantemente colpito in Spagna, il Comune di Barcellona ha annunciato che prevede di vietare l'affitto di stanze per meno di un mese per prevenire la proliferazione degli affitti turistici nella città.
Gli affitti turistici o di breve durata sono stati un argomento controverso a Barcellona per un bel po' di tempo, e il comune prevede di continuare a frenarne la crescita. Come parte di alcune nuove misure che hanno l'obiettivo di proteggere gli affitti a lungo termine dallo sparire a causa dei turisti, Ada Colau (sindaco di Barcellona) e la sua amministrazione hanno proposto questo nuovo provvedimento, che prevede che sarà possibile affittare stanze nella propria abitazione solo per soggiorni di minimo 30 giorni.
Questa regola, forse sorprendente dato il clima attuale, è stata accolta con critiche ed esitazioni, ma nonostante ciò dovrebbe entrare in vigore nell'agosto 2021 se il piano definitivo sarà approvato. Secondo l'assessore all'Urbanistica di Barcellona, Janet Sanz, "consentire questo tipo di affitto in città (attualmente stimato in 14.000 casi) comporterebbe un aumento esorbitante dell'offerta turistica in città e un pericolo, dal momento che 670.000 case potrebbero ospitare solo turisti."
Il vicesindaco ha inoltre avvertito che, vietando queste pratiche, "le piattaforme di affitto per le vacanze come Airbnb dovranno rimuovere le proprie pubblicità perché non sarà un'attività consentita", mentre Airbnb ha espresso la sua preoccupazione per queste possibili misure.
Il consiglio, a difesa della sua ultima proposta, ha concluso affermando che Barcellona ha già "154.000 posti letto regolamentati, che è un'offerta più che sufficiente", durante la presentazione degli emendamenti al PEUAT, il piano che regola l'alloggio in città e che inizialmente è stato approvato dal governo.